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Dentro le contraddizioni del diritto, che può essere considerato uno strumento di oppressione e persino di violenza, ma anche di cooperazione e persino di sostegno per tanti soggetti emarginati e sofferenti. Hanno ragione Agostino e Kelsen nel sottolineare che la qualità principale del diritto è la vis coattiva, la capacità di far fare qualcosa a qualcuno attraverso la minaccia della sanzione, ma hanno ragione anche Tommaso e Habermas nel rimarcare la preminenza del ruolo comunicativo e cooperativo del diritto, la capacità di fare qualcosa con qualcuno. Dentro la ritualità e la formalità con cui il diritto mette in scena passioni, desideri, interessi, violenze, aspettative, sottratti all'immediatezza degli eventi, al decorso del tempo, alla soggettività degli impulsi, per divenire uno strumento di coesione sociale. Il diritto formalizza e tipizza. In questo modo trasfigura i fatti, riproducendoli in maniera che siano tendenzialmente accettati e condivisi. Dentro il diritto per individuare quello che sta fuori dal diritto. Quanta morale, quanta politica, quanta economia, quanta scienza devono stare dentro le costruzioni giuridiche? E quanto deve, invece, esserne lasciato fuori, perché il reato non è peccato; perché obbedire alla legge non significa obbedire al sovrano; perché non tutto può essere ridotto a merce; perché quello che è scientificamente possibile non è sempre, in quanto tale, legittimo?